MORRIS MARINA ..by Michele Riccardi

MORRIS MARINA
LE VOSTRE RECENSIONI “La Marina è un' autosventura prodotta dalla British Leyland Motor Company tra il 1971 ed il 1980 e commercializzata solo con il marchio Morris (senza filtro). Per tutti gli anni sessanta le due "anime” (possedute) della British Motor Corporation, Austin e Morris avevano perpetrato modelli perfettamente identici attraverso una rete di vendita separata e in forte competizione, riuscendo ugualmente a ottenere vendite fallimentari.
Il management della neonata British Leyland si rese conto  che la situazione era paradossale, ma non di quanto fossero oscene le sue auto. I sofisticati modelli 1100/1300 e 1800, inoltre, non soddisfacevano quella fetta di clientela più affezionata (notoriamente sbronza di birra e il cui cervello era scarsamente irrorato di sangue a causa del colesterolo assunto per via di abbondanti breakfast a base di lardo fritto nel burro e uova al bacon con patate fritte) la quale prediligeva un'automobile semplice e tradizionale. Ma non per questo era il caso di affliggerli con questo piaga biblica che fu la Marina.
L'obiettivo dichiarato era quello di creare una concorrente per la best seller Ford Cortina, trazione posteriore, da produrre a costi contenuti (utilizzando componenti meccanici derivati da altri modelli); quindi un modello adatto per gli acquirenti "vorrei ma non posso", a cui la BL avrebbe venduto un modello "vorrei, ma non posso fare di peggio". Venne avviato così, nel 1968, il progetto Ado 28, che teneva conto delle caratteristiche della rivale Ford in più di un punto, per poi fare tutto il contrario. Tutte le componenti tecniche utilizzate per la Marina vennero mutuate (nel senso fornite dalla Mutua), per contenere al massimo i costi ed ottenere un buon margine di profitto unitario), da altri modelli del gruppo, che già non brillavano per efficienza né gradevolezza. Le sospensioni, per esempio, arrivavano dalla Morris Minor (che misurava e pesava la metà), così come l'impianto frenante misto (a volte frenava, a volte no). La cosa più interessante di questo modello è che, con l’intenzione di produrre un’auto conservatrice, tradizionalista, noiosa e anche un po’ bigotta, la BL spese 40 milioni di sterline dell’epoca, quando per progettare la innovativa, spregiudicata, giovanile e oscena Allegro ne spese solo 26. Insomma la BL non aveva certo  imparato a fare auto meno merdose, ma almeno spendeva la metà; se avessero smesso di produrre auto e dato 100 sterline al sottoscritto, avrebbero fatto contenti molti più automobilisti.
Anche la gamma dei motori non presentava novità: alla base si poneva il classico (e un po' vetusto) 4 cilindri con monoalbero laterale (con distribuzione ad aste e bilancieri e alimentazione a carburatore singolo) A-series di 1275cc da 57cv, mentre al top si poneva il B-series di 1798cc con 1 (83cv) o 2 carburatori (95cv); in ogni caso, le prestazioni restavano identiche, mentre i consumi aumentavano spropositatamente allo sferragliare di questi tritacarne arrugginiti. Le versioni in cui era disponibile erano fastback a 2 porte (che di “ fast” aveva solo la corrosione) definita impropriamente coupé, più propriamente culona  visto che per risparmiare sui costi, gli sportelli anteriori non erano allungati in proporzione al corpo vettura, bensì erano gli stessi della berlina 4 porte, o berlina a 4 porte in due allestimenti, De Luxe e Super De Luxe, molto ricchi, ma solo di problemi. Tra gli optional vanno ricordati l’aspirapolvere portatile  collegabile all’accendisigari, utilissimo per aspirare la polvere di ruggine che si depositava ovunque ancora prima di uscire dal concessionario, e il sistematico collasso delle sospensioni anteriori a causa della corrosione della scocca. Tutti e tre i motori disponibili (1300, 1800 e 1800 Twin Carburator) erano abbinabili ad entrambi  i corpi vettura disponibili e ad entrambi gli allestimenti proposti, giusto per garantire una democratica ripartizione di sfighe.
Al momento del debutto, avvenuto a Cannes nel 1971, la Marina  venne scambiata per la promozione un film dell'orrore fuori concorso e lo stesso Roman Polanski chiese di poterne scritturare un esemplare per il suo nuovo film, ma pare che neanche l’Anticristo la volesse guidare. Inoltre durante le prove effettuate nella presentazione alla stampa (rappresentata quasi solo da cronisti di nera), l'auto denunciava un sottosterzo clamoroso ribaltandosi anche in fase di parcheggio, specie nelle motorizzazioni più grosse. Neanche parlare dei freni, che era meglio non cercare nemmeno di azionare. La BL mostrò di accogliere le critiche della stampa e promise di migliorare queste imperfezioni, ma  nel senso di renderle ancora peggiori: insomma, non importava a che velocità si viaggiaste, era inutile sterzare o frenare, che tanto la Marina andava sempre per fatti suoi. Fu anche per questo che, pur ritagliandosi un proprio spazio commerciale, la Marina non ottenne mai il successo pianificato dalla British Leyland, anche perché per pochi soldi in più avreste potuto portarvi a casa una Fiat 131, una Ford Taunus, una Opel Ascona, e molte altre auto infinitamente più belle e e meglio costruite. Nel 1973 venne introdotta versione station wagon a 5 porte, denominata Marina Estate (ma vederla faceva venire brividi da Inverno).
La produzione cessò nel 1980, dopo 1.163.116 unità prodotte, di cui restano in circolazione 5 esemplari a scopo di massacro a colpi di pianoforte da parte dei conduttori di Top Gear.”

Recensione inviata da Michele Riccardi di Giussano (MB)

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