STANDARD GAZEL

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INDIA La Standard Gazel era un’antilope incazzata conforme alle norme unificate ISO 9001 e dotata di bollino blu, e se stupisce il fatto che potesse essere incavolata, sarebbe bastato appurare dove gliel’avessero infilato, quel bollino blu, per comprenderne il suo stato d’animo. Fu addomesticata gradualmente dalla Standard Motor Products (STAMPRO), un’azienda indiana originaria della città di Chennai (in Tamil: சென்னைchileggeèscemoன்னை) in passato chiamata Madras (De Puta..) che è tuttora la capitale dell'industria automobilistica indiana producendo circa l'80% dell'intera produzione di autoveicoli ed è inoltre un grosso polo di attrazione per l'industria occidentale alla ricerca di bassi costi del lavoro, infatti casualmente nel 2007 il costruttore tedesco BMW ha inaugurato il proprio stabilimento che produrrà le vetture Serie 3 e Serie 5. Dal 1957 la STAMPRO grazie agli stretti rapporti commerciali e politici che legavano l’India al Regno Unito iniziò l’assemblaggio di autorepliche sotto licenza della quasi omonima Standard Motor Company di Coventry, che dal dopoguerra si legherà al marchio Triumph acquistandolo e sostituendolo gradualmente al proprio. Ma nel 1971 un furbetto indigeno locale, tale Nasir Hussein che non capiva un cazzo, ma forse faceva solo  l’indiano, progettò il suo primo ed unico modello automobilistico della sua vita, nonché primo ed unico modello inedito della STAMPRO, nonché primo e (purtroppo) non unico veicolo della TRIUMPH HERALD '68storia interamente progettato in India. Su base Triumph Herald ultima serie (1967-71), che già veniva clonata come Standard Herald in terra indiana, nacque quindi la Gazel. A parte l’identico motore da 948 cc. condiviso con la berlina inglese, le sostanziali modifiche riguardavano le 4 porte rispetto alle 2 originarie, un’unica panchetta anteriore al posto dei due sedili separati, un pesante restyling furibondo sul muso (ancora più imbronciato) destinato a spaventare le mucche incrociate lungo i sentieri e uno più appetitoso sulla coda dotata adesso di un bel portapane salva freschezza e due fanalini biscottati Oro Saiwa col catarifrangente. Altro accorgimento fu la modifica delle sospensioni posteriori con un nuovo assale rigido e molle elicoidale su entrambe le ruote, oltre ad un unico anti-roll bar; soluzione ritenuta più idonea per le strade indiane. Tuttavia ciò fece aumentare leggermente l'altezza da terra della porzione posteriore conferendo al culo della vettura uno strano aspetto lussurioso (chiedere all’antilope per conferma). Per completare l’opera sadica, STAMPRO, più tardi nel 1974, fece una seconda serie di Gazel ancora più grandi (lunghezza 3972 mm.) e pesanti (950 Kg.) conservando lo stesso striminzito e sottodimensionato motore 4 cilindri da 948 cc. e 38 cv.! Se qualche gazzella era scampata allo stupro adesso se la poteva montare anche un bradipo. Quest’ ultima versione differiva per qualche piccolo particolare come l’apertura convenzionale del cofano, le maniglie delle portiere della Fiat 1100 e qualche bottoncino colorato all’interno. Non sorprende se la Gazel non riuscì a vendere come i suoi predecessori, considerando che gli acquirenti si aspettavano un qualcosa di più piccolo e più veloce rispetto alla Herald, cosicché il progetto si rivelò fallimentare anche per la stessa STAMPRO che dopo lo sterminio delle gazzelle nel 1977 andò anch’essa in letargo perenne. Ironicamente la campagna promozionale della Gazel la pubblicizzava come “The Small Big Car” anche se su di essa non vi era effettivamente nulla di piccole dimensioni, tranne forse proprio il motore.


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ANNUNCI DI MERDA:              Rs 150.000 (€ 2.100)
”Vendo Standard Gazel stordita dal 1977, buone condizioni tranne per una zampina ingessata. Colore blu e unico proprietario (anche lui blu.. che cazzo si mangiano in India?!). Prezzo trattabile, l’intestino anche..”


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