VELOREX




GLI SPOT DI AUTOdiMERDA

REPUBBLICA CECA

Nel 1938 i fratelli Stránský aprirono una loculo comunista per la riparazione di biciclette nel cimitero di una piccola città nel nord-ovest della Repubblica Ceca chiamata Parník. In quegli anni la scarsa reperibilità di sangue fresco a causa del conflitto mondiale, durante il quale se non eri un morto di fame, eri morto e basta, indusse il noto Conte Vlad (meglio conosciuto come Dracula) a cercare fortuna altrove. Fu cosi che in una delle sue visite turistiche in Cecoslovacchia con la “sBatmobile”, il famigerato Conte, fu notato dagli Stránský che gli proposero una quota societaria in cambio dei diritti commerciali per la sua originale vettura. L’attività fu chiamata Moto Velo Sport e l’obbiettivo di Stránský sarebbe stato quello di creare un velocipede alato a tre ruote, rivestito con le coperte del corredo di sua sorella. Il mezzo fu concepito principalmente per i poveri e i  portatori di handicap. Per la serie: le VELOREX PROTOTIPOdisgrazie non vengono mai sole. Nel 1943 fu realizzato il primo prototipo utilizzando tubi di acciaio ricoperti di ruggine  e parti riciclate di biciclette (clacson a pompetta, pedalini,  babbucce..) chiamato Oskar, diminutivo di O’ Skarrafone; due anni dopo iniziò una pre-serie con il primo lotto di vetture rivestite di pelle di pipistrello richiudibile con cerniere lampo al posto del rivendicato corredo della incazzata signorina Stránský. Il prezzo d’acquisto  era stimabile in 1/4 di quello per un’auto convenzionale. Nella Cecoslovacchia postbellica la grande richiesta di veicoli economici non poteva essere soddisfatta dalla sola  Moto Velo Sport per cui molte piccole vetture furono costruite anche da aspiranti carrozzieri e pecorari KREJBICH metalmeccanici: alcuni gloriosi esempi furono gli  ormai estinti tricicli Krejbich, dei quali forse neanche in patria ne rammentano l’esistenza. La produzione degli Oskar arrivò quindi nel 1954 a ritmi frenetici: 40 vetture al mese, paradossalmente il 21 gennaio dello stesso anno uno dei fratelli Stránský morì proprio alla guida di uno dei prototipi che stava testando. Solo dal 1956 al nome Oskar fu affiancato quello di Velorex, in una dubbia interpretazione ceco-latina di “Re dei velocipedi”. I motori utilizzati erano prevalentemente dei Jawa di origine motociclistica da 175 cc., 250 cc. e 350 cc. che offrivano velocità di origine ciclistica: 30 km/h. Il cambio era a quattro marce avanti e quattro indietro (il senso di rotazione del motore si invertiva con un calcio sul cruscotto) e l'accensione dei fari era comandata dalla stessa VELOREX 435 chiave dell'avviamento. Bisognerà aspettare il 1971 per vedere la prima terrificante versione a 4 ruote (Velorex 435) da 80 km/h, ma fortunatamente ancora meno (1973) per celebrarne la sua fine. I problemi di progettazione e fabbricazione e l'incapacità di competere con vetture di categoria superiore come la Trabant (!) decretarono il fallimento commerciale del modello. Circa la metà della produzione totale (7.540 esemplari) fu esportata nel blocco orientale (Ungheria, Polonia, Bulgaria, Germania Est), ma siccome la domanda fu superiore all’offerta, fu data priorità d’acquisto agli invalidi civili e ai malati mentali. Oggi la vecchia cooperativa comunista Velorexport è divenuta una rinomata società privata con ben 18 dipendenti + un giardiniere freelance mentre la produzione si è evoluta specializzandosi nella progettazione di ben altri sofisticati mezzi di trasporto: carrelli a rimorchio per auto.


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”Vendo pipistrello addomesticato Vola Rex con motore Jawa-script 350 cc. anno 1969. Lampada a petrolio di riserva inclusa più quarta ruota d’emergenza. Ottima per occasioni speciali tipo Halloween, liturgie bolsceviche, raduni comunisti (e drogati!)..”

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