GLAS GOGGOMOBIL ..by Luciano De Dionigi

GLAS GOGGOMOBIL
LE VOSTRE RECENSIONI “Presentata in anteprima nel 1954 al salone dell'automobile di Ouagadougou (attuale Burkina Faso, all’epoca Alto Volta), la Goggomobil era una vetturetta di dimensioni assai contenute, non troppo dissimile da altri OGM su ruote proposti in un periodo storico caratterizzato da portafogli generalmente piuttosto sguarniti. Fu la prima autovettura prodotta dalla Glas nella sua breve carriera e a essa va appunto imputata la brevità di tale carriera, per la serie “chi è causa del suo mal...”.
Le piccole dimensioni e le motorizzazioni molto ridotte ne facevano una vettura adatta al difficile periodo del dopoguerra (d’accordo, però a tutto c’è un limite), una vettura potenzialmente in grado di contribuire alla motorizzazione di massa in un Paese politicamente ed economicamente in ginocchio come la Germania degli anni '40 e '50, per la serie “chi si contenta gode”.
La Goggomobil venne proposta inizialmente in versione berlina (sinonimo, nella fattispecie, di semicupio) tre volumi a due porte e quattro posti, quelli dietro adatti a piccoli animali da salotto affetti da anoressia. Le portiere erano incernierate posteriormente, una soluzione allora molto apprezzata dai sudicioni di passaggio, che così potevano verificare il colore della mutandine indossate dalle femmine che vi s’accomodavano: un po’ come accadde con la primissima “Nuova 500”, ancor oggi rimpianta da non pochi attempati personaggi, alcuni dei quali molto, ma molto noti.
La denominazione distintiva della Goggomobil in versione berlina era costituita da una T seguita dalla sua cilindrata approssimata, infatti non s’è mai saputo con precisione che cavolo di cilindrata avessero i suoi motori; pare invece assodato che inizialmente tali motori fossero recuperati da uno stock di decespugliatori prodotti ai tempi del Terzo Reich. Pertanto la versione da 293 cc, per esempio, era denominata Goggomobil T300 (Ma sì, abbondiamo! Come diceva Totò in un suo famoso film). La Goggomobil montava uno schema tipico delle superutilitarie dell'epoca, cioè il classico "tutto dietro", vale a dire motore e trazione posteriore. Inizialmente il motore era un bicilindrico due tempi con cilindrata di 250 cc che in seguito venne portata prima a 293 e poi a 395cc. Con questo motore la vettura disponeva di 20 hp (15 kW) di potenza, per la serie "papà non correre, pensa a noi".
A partire dal 1957 fu introdotta anche la versione coupé (sinonimo, nella fattispecie, di pitale), più sportiveggiante nella linea, ma con la stessa meccanica della berlina, per la serie “vorrei ma non posso”. Nell'ottobre dello stesso anno fu lanciata anche la versione furgonetta, per la serie “al peggio non c’è limite”, anch'essa di dimensioni ridotte e dotata delle stesse tre motorizzazioni presenti nel resto della gamma. Nel 1961 la potenza massima delle versioni da 400 cc fu diminuita da 20 a 18.5 CV, su disposizione d’un project manager pentito, cui un agente della Squadra Speciale Cobra 11 - strafatto di birra ad alta gradazione in barba ai regolamenti - aveva tolto dieci punti per guida pericolosa sull'autostrada Colonia-Dortmund.
Nel 1964 vi fu il più visibile degli aggiornamenti effettuati sulla Goggomobil, vale a dire le portiere incernierate anteriormente, per cui molti dei summenzionati sudicioni si ritirarono a espiare le loro colpe in vari monasteri del Land Renania-Palatinato. In realtà, nel corso della produzione, la Goggomobil subì un numero enorme d'aggiornamenti, sia estetici, sia al motore, sia ancora agli interni, aggiornamenti i quali, tuttavia, non riuscirono a farne un’automobile degna di questo termine. Nel 1965 la furgonetta fu tolta di produzione, mentre le versioni berlina e coupé furono tolte dal listino nel 1969 anche perché, nello stesso anno, la Glas fu assorbita completamente dalla BMW, la quale - nonostante si fosse macchiata dell'onta d'aver prodotto la 600 e la 700 - era sulla via della redenzione e tentava generosamente di rilanciare l’immagine della produzione automobilistica germanica: non a caso nessuno ricorda la Glas, eccetto qualche vecchio bacucco come chi scrive.”

Recensione inviata da Luciano De Dionigi di Padova

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