Il sogno in questione fu quello di offrire agli instancabili lavoratori italiani, alle brave massaie - loro fedelissime compagne di vita - e alla loro progenie - destinata a perpetuare i valori dell’Italica Razza - un mezzo fascisticamente sobrio ed economico, ma nel contempo comodo, veloce, funzionale e indistruttibile, con cui trascorrere ore di sereno diporto ammirando le meraviglie storiche, artistiche e naturali di cui la nostra Patria va giustamente orgogliosa; con l’occasione le belle famiglie italiche poterono ammirare anche innumerevoli Opere del Regime: opere realizzate grazie agli ordini precisi e inderogabili del nostro Duce, che sempre vigilava affinché tali opere fossero costruite con la speditezza e la diligenza imposte dalle circostanze; opere che resero il “Bel Paese” un paese all’avanguardia nel mondo, un paese cui tutti guardavano con rispetto e ammirazione. Grazie a una delle tantissime intuizioni ideate dalla Sua fantasia, la vettura fu fascisticamente e italicamente battezzata con un nome che sostituisse la burocratica e borghese designazione “modello 508”, dettata da esigenze pratiche della grande azienda nazionale.
E tale nome fu “BALILLA”, per onorare la memoria dell’eroico giovinetto Giovan Battista Perasso (soprannominato appunto “Balilla”) che, nella nobilissima e patriottica città di Genova oppressa e umiliata dal tallone straniero, con gesto temerario tipico dell’italico ardimento, scatenò la sommossa che liberò il patrio suolo dall’invasore. Fu così che operose maestranze, solerti impiegati, vigorosi combattenti della “Battaglia del Grano” poterono gustare l’ebbrezza di percorrere a gran velocità - pur rispettando con disciplina fascista le rigorose norme del codice stradale - le superbe statali e le avveniristiche autostrade volute e realizzate dal nostro ineguagliabile Duce. E’ pur vero che i camerati più anziani e meno portati all’arte della guida (nella quale eccelleva il nostro Duce, e non poteva essere diversamente) poterono comunque disporre dell’efficientissima rete ferroviaria nazionale - sulla quale modernissimi convogli viaggiavano rispettando gli orari con la cronometrica puntualità espressamente imposta dal nostro Duce - ma ci piace tuttora immaginare le migliaia di sfavillanti Balilla mentre scarrozzavano italianissime famiglie in tutta sicurezza, consentendo loro di godere una meritata ricreazione.
Così, con gli occhi della fantasia, ci pare ancora di vedere il camerata capofamiglia che, con maschia fermezza, stringeva il volante dominando la strada come un intrepido centurione romano dominava la pugna, la fedele consorte che, al suo fianco, gli raccomandava prudenza simulando apprensione, ma - nel suo intimo, da autentica donna fascista - era giustamente orgogliosa di tanta virile destrezza, mentre dietro, sul comodissimo divanetto, un’allegra nidiata di gioiosi italici virgulti festeggiava, a modo suo e con la tipica vivacità dei giovanissimi “Figli della Lupa”, un’esperienza tanto nuova quanto eccitante. EJA EJA ALALA’!”
“ZAZ 965”
“Nel 1960 la grande, gloriosa e democratica Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche - nemica dell’imperialismo, paladina degli oppressi di tutto il mondo e faro luminoso per le masse sfruttate dal corrotto sistema capitalista - non era ancora insidiata da reazionari e fascisti che, in combutta con i delinquenti delle multinazionali, ne provocarono la momentanea decadenza. Ora però i legittimi eredi dell’indimenticato compagno Stalin recano una nuova speranza a milioni di oppressi: non di decadenza si tratta ma d’una modesta ritirata strategica da cui il movimento comunista mondiale trarrà muovo slancio per l’immancabile vittoria finale. Ancora un po’ di pazienza e di fiducia, compagni! Presto i traditori del proletariato - che come topi di fogna s’annidano al Cremlino - saranno stanati e giustiziati e il leggendario vessillo rosso con falce e martello tornerà a sventolare sulle cupole che si specchiano nella Moscova. Nell’attesa del grande evento, i comunisti di tutto il mondo custodiscano la memoria delle straordinarie conquiste grazie a cui il ricordo dell’URSS desta il legittimo orgoglio nei cuori dei vecchi compagni e infiamma quelli dei nuovi; di tali innumerevoli conquiste ne citiamo alcune a titolo d’esempio.
La conquista del cosmo, che suscitò tra i reazionari yankee un’invidia tanto bruciante da costringerli a una lunga e affannosa gara spaziale conclusasi con la ridicola simulazione della conquista della Luna, “conquista” la cui falsità è ormai universalmente dimostrata e che non ha mai tratto in inganno le menti illuminate e progressiste.
La realizzazione - ovviamente a fini pacifici - di quelle armi potentissime ed efficientissime, frutto dell’insuperabile tecnologia sovietica, che tennero sotto scacco gli imperialisti occidentali per decenni, costringendoli a concedere qualche contentino alle masse e a insinuare - nelle menti più deboli e condizionate dalla fasulla e assillante propaganda yankee - il malefico germe del consumismo di cui, statene certi, si libereranno non appena la rigorosa logica marxista-leninista trionferà definitivamente sulla menzogna.
Indiscutibilmente questi successi furono ineguagliabili sul piano strategico, ma non furono i soli. Altra grande conquista - che riguardava tutti i cittadini compagni assai più da vicino - fu la realizzazione, nel 1960, dell’indistruttibile, potente e raffinata utilitaria ZAZ 965, la vettura che motorizzò le masse lavoratrici dell’URSS e dei paesi alleati. Ovviamente, certa propaganda reazionaria e fascista divulgò la fandonia secondo cui tale fulgido concentrato di tecnologia proletaria era un’imitazione della squallida Fiat 600, messa in commercio quattro anni prima.
La solita malafede capitalista! In realtà la vettura sovietica uscì dopo la Fiat 600 solo perché si vollero adottare tecniche più all’avanguardia nonché ottenere un mezzo ineccepibile grazie a un’attentissima e meticolosa progettazione la quale richiese - è vero - adeguati tempi tecnici ma che portò a un risultato incomparabilmente superiore rispetto alla scatoletta imposta dalla Fiat alla clientela; solo grazie alla solita, martellante, ingannevole pubblicità di pretta impronta padronale l’obsoleta ditta italiana poté appioppare qualche centinaio d’esemplari a soggetti le cui menti non erano sufficientemente illuminate dal verbo marxista-leninista. Ancor oggi, a tanti anni di distanza, milioni di ZAZ - sulle splendide autostrade russe, preziosa eredità lasciata dall’URSS - danno la polvere a pacchiani, rozzi e costosi prodotti della sempre più asfittica industria automobilistica occidentale e decine di milioni di proletari rimpiangono l’instancabile vettura.
Ma non durerà ancora per molto: quando un destino giusto e ineluttabile spazzerà via la cricca di traditori bivaccanti nelle sale che ospitarono la nobile e paterna figura del compagno Stalin, quando tale feccia cadrà sotto i colpi della vendetta proletaria, quando la gloriosa bandiera rossa tornerà a sventolare sulle cupole del Cremlino, gli industriosi lavoratori comunisti torneranno a sacrificarsi affinché un’intramontabile realizzazione dell’ingegneria sovietica sia nuovamente a disposizione degli sfruttati di tutto il mondo. HASTA SIEMPRE!”
Recensione inviata da Luciano De Dionigi di Padova
QUESTO ARTICOLO FA PARTE DELLA SEZIONE LE VOSTRE RECENSIONI E CI E’ STATO INVIATO DA UN LETTORE DI AUTOdiMERDA. CONTRIBUISCI A MIGLIORARLO VOMITANDO SUL MONITOR.