“Se consultate Wikipedia e cercate notizie circa la “nota” casa automobilistica britannica Lea Francis, troverete una paginetta molto striminzita: pare infatti che i compilatori, quando trovarono materiale in merito, siano stati presi da improvvisa follia e che - siccome cominciarono a trucidare ogni cittadino britannico accidentalmente incontrato - siano stati catturati dall’INTERPOL e consegnati a James Bond. Il mitico agente segreto, dopo aver fatto trasferire i miseri dementi sulla stazione spaziale “Moonraker”, la fece deflagrare mediante bomba atomica da 3 megatoni, comandata da un cellulare Samsung fregato ad Auric Goldfinger. Quando 007 - sorseggiando uno spritz al bitter (shakerato non mescolato) in compagnia di Michela Brambilla - vide il lampo dell’esplosione illuminare il cielo notturno soprastante l’Hotel “Tiger Shark” di San Benedetto del Tronto, commentò: “Così io punisco i nemici di Sua Maestà , ca[beep]!... Carino il tuo reggicalze, darling...”
S’informano gli appassionati del gossip che la ministra si trovava a San Benedetto per trattare un’ingente partita di filetti di pangasio surgelato e disinvoltamente spacciato come luccio del Gange. Quando la rossa incontrò James Bond - casualmente da quelle parti per girare alcune scene del nuovo film “007, Se non me la dai ti uccido” - prese una sbandata e, per circa un paio d’ore, dimenticò il suo Signore e Padrone. Ma torniamo alla Lea Francis.
Dalle scarne notizie riportate su Wikipedia pare che la fabbrica fosse ubicata a Coventry, città industriale a nord ovest di Londra, la cui più notevole attrattiva turistica era - prima della guerra - un’hostaria denominata “Da Peppe er Peracottaro” e gestita da tale Giuseppe Cecioni, un romano colà trasferitosi nemmeno lui sapeva perché.
Coventry fu duramente colpita da un bombardamento della Luftwaffe (a riprova che qualche merito ai nazi va riconosciuto), bombardamento che tuttavia non centrò la Lea Francis ma che demolì l’hostaria del Cecioni causando numerose vittime: infatti era l’unico posto di Coventry dove si mangiava decentemente. Dopo alcuni giorni i nazi ci riprovarono impiegando una formazione di 450 bombardieri Junkers JU 188 caricati con bombe allo stallatico DOC della Bassa Sassonia; i risultati furono modesti, infatti l’unico danno fu di ricoprire la factory Lea Francis con uno strato di letame alto 16 iarde. Il fatto tuttavia condizionò pesantemente la successiva produzione Lea Francis che, in un crescendo di cacca culminante nella Lynx del 1950, s’avviò poi mestamente verso l’inevitabile chiusura. Le esequie dell’azienda si tennero nel 1963 e il mondo intero se ne infischiò.
Poiché lamento problemi d’incontinenza fecale, non oso visionare un’altra volta le immagini della vettura oggetto del presente commento, immagini alle quali rimando gli esimi lettori preavvisandoli che non è impresa da pusillanimi.
Scusate se non riesco a procedere, ma devo proprio andare... “
Recensione inviata da Luciano De Dionigi di Padova
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