La Lawil, conosciuta anche come Varzina, Diavolina, Willam e Crayford era l’auto blu preferita da Grande Puffo per andare a Puffe Mignotte insieme a Puffo Marrazzo. Fu costruita dalla Lawil Costruzioni Meccaniche e Automobilistiche di Varzi (PV) nell’ Oltrepò Pavese al ritmo di 20-30 cicchetti di Barbera al giorno. La damigiana con le ruote fu opera dell’alticcio carrozziere italiano Scattolini, dal cui nome la micro vettura ne riprendeva anche l’inconfondibile linea: una vera e proprio “scattolina” presentata come prototipo al salone di Parigi del 1966, ma scambiata per il tagliaerba del giardiniere, ubriaco pure lui. Fu notata soltanto da Henri Willame, un’ altro facoltoso cliente dell’antica osteria Oltrepò nonché direttore della Lambretta France e amico del giardiniere, che insieme all’imprenditore Carlo Lavezzari ne commissionò la produzione, costituendo appunto la società Lawil, acronimo dei nomi dei due soci della ditta. Lavezzari, ricordato come il “padrone dal cuore tenero” fu uno dei protagonisti della scena industriale italiana degli anni ‘70, ex-senatore democristiano ed intimo amico di Puffo Divo Giulio Andreotti, il cui nome è recentemente tornato alla ribalta nello scandalo dei conti segreti della Banca della Santa Sede tra i quali 590 milioni di Lire negli anni ‘90 in assegni, depositati dal senatore Lavezzari su carta intestata Palazzo di Montecitorio e la dicitura “trasferire in Spellman”: il nome del potente e temuto cardinale che nel dopoguerra dagli Usa finanziava la Dc anche con soldi potenzialmente trafugati agli ebrei dai nazisti. Miliardi di provenienza ignota e tanti beneficiari, uno tra tutti Andreotti, riferiti e approfonditi anche dal libro di Gianluigi Nuzzi, “Vaticano S.p.A.”. In Italia dal 1971, la vetturetta, cominciò ad essere commercializzata sotto il nome di Lawil Varzina (dal nome della città di Varzi) subendo profondi cambiamenti: oltre alla struttura completamente rettangolare e alla meccanica, il motore, originariamente della Lambretta 125 cc. fu sostituito da un BCB 250 cc., inoltre le ruote da 10 pollici sostituirono le precedenti da 8 mignoli. Era, quella italiana, la versione “cabrio-degradabile” ricoperta da un sacco nero per la monnezza, la stessa commercializzata in Francia come Willam Farmer ed importata l’anno seguente (1972) anche in Inghilterra dal carrozziere Crayford. In Francia invece, l’imminente cessazione della produzione della Lambretta, spinse Willame ad interessarsi al prototipo frizzantino apparso nel ‘66 a Parigi per la Innocenti, optando però di commercializzarlo con un nuovo marchio (Willam) derivato dal suo nome e creato appositamente per il nuovo segmento di micro vetture a cui era destinato. Senza fabbricare nulla, Willam, apparve in madrepatria come un vero e proprio marchio di fabbrica indipendente, nonostante la sua attività si concretizzasse solo nell’importazione e vendita dei modelli. E fu proprio per Willam che Lawil iniziò la produzione di una bella carovana di cessi puffosi dalle forme più anatomiche e per gli utilizzi più imminenti, ovviamente solo previa sterilizzazione chimica degli stessi. La prima tazza mobile della Willam fu la City (1967-1980): in 1,78 mt. una comoda seduta per due con la meccanica della Lambretta e motori monocilindrici due tempi da 125cc e 175cc, poi allungata nel 1969 di 27 cm. con una cabina di sfiato per le scorreggie multidirezionali e nel 1980 di ulteriori 20 cm. per soddisfare anche i petomani professionisti.
Il Farmer (1968-1975), con corpo in poliestere, fu presentato al Salone di Parigi nel 1968, atteso calorosamente dallo stesso giardiniere del ‘66 sempre con il gomito alzato, ma con le palle girate perché gli avevano fregato il tagliaerba. Dalla prima versione del Farmer all’ultima si alternarono differenti allestimenti cabrio, con tettuccio rigido (simile alla City), con tettuccio morbido (simile a un profilattico bucato) e jeep, con ruotino di scorta appeso posteriormente e cappello da cow-boy. Dal 1969 al 1988, anno della chiusura della Willam, non poterono mancare le versioni furgonate e break di Gargamella per la raccolta Puffi: 400 Kg. di carico utile per la Fourgonnette con aggiunta di pannelli decorativi laterali in legno marcio per la Break. Seguirono il simpatico pick-up (1969-1977), con capienza utile sufficiente a caricare mezzo chilo di funghi, e l’erede del contadino, il Farmer II (1975-1980) in hard-top e lingerie col pizzo, evidentemente interessato ad altri tipi di funghi. Quest’ultimo modello aveva un motore anteriore da 123cc, 4 marce più retro stimolatore, portelle con apertura ad ala di piccione brevettate da Povia, telaio rumoroso e balbuziente, sospensioni in plastica, comodità interna inesistente, cintura di castità in plastica (quindi inutile) intorno tutto il profilo e un prezzo elevato (15.000 Franchi): una vera Puffo Minchiata, al punto che dopo il 1980, Willam fu costretta a rioffrire al villaggio dei Puffi il vecchio modello del City.
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”Vendo Willam del 1975 o giù di lì, abbandonato in un campo di puffbacche. Motore sedimentato ma completo, ruote bloccate con radici interrate e gelsi sparsi spiaccicati al suo interno. Ottima base da restaurare e poi seppellire definitivamente..” (vedi l'annuncio originale in .pdf)