SEBRING VANGUARD CITICAR

citicar electric

U.S.A

Ormai l’utilizzo di energie alternative, anche nel campo automobilistico, sembra si stia concretizzando sempre di più nonostante i ritmi di questo passaggio siano ancora molto lenti e poco tangibili. Lo scarseggiare delle tradizionali materie prime e l’asfissiante smog metropolitano hanno finalmente indotto molti costruttori a riavvicinarsi alle fonti di energia (relativamente) pulite, di minore impatto inquinante atmosferico ed acustico e potenzialmente meno onerose per le tasche dei privati. Insomma, come nelle migliori tradizioni delle società moderne e civili, si attende il morto per correre ai ripari.

La nascita dell’auto elettrica

L’auto elettrica potrebbe essere una valida alternativa alla mobilità privata soprattutto sulle piccole percorrenze urbane e per il pendolarismo dei lavoratori. Se vi state chiedendo se nel futuro questo possa diventare realtà, sappiate che già qualcun’altro prima di voi si pose questa domanda, soltanto che costui viveva nel XIX secolo. L’auto elettrica fu realizzata nella metà ‘800, ancor prima dei motori a combustione, grazie ad un’attiva partecipazione della Francia e Gran Bretagna. Alla fine del XIX secolo in Europa e in America circolavano tre versioni di auto: a combustione, a vapore ed elettriche. Gli elementi che giocarono a favore del motore a benzina furono essenzialmente la pessima qualità delle strade, la migliore convenienza del petrolio (Negli USA dei primi ‘900 un gallone, circa 4 litri di benzina, costava 5 centesimi, l’elettricità fino a 40 cent. per kWh!), la modesta tecnologia sviluppata sui modelli elettrici e la scarsa reperibilità di postazioni di ricarica. Siamo agli albori dello sviluppo industriale, quando nelle case non era ancora diffusa l’energia elettrica, utilizzata perlopiù per l’illuminazione urbana e delle industrie mentre due illustri personaggi come Edison e Tesla dibattevano ancora sulle differenze tra corrente continua ed alternata, ciò si traduceva per le città in forniture di energia non standardizzate con voltaggi e frequenze differenti. Paradossalmente l’auto a benzina fu considerata in quell’epoca meno inquinante della carrozza a cavalli, per la quale le “emissioni” organiche degli animali costituivano un grave problema per la salute pubblica delle città.
FORD MODEL T 1919 L’introduzione del modello T di Henry Ford a motore a scoppio, costruito in serie ed a basso prezzo, fu il colpo di grazia, inoltre pochi anni dopo, il faticoso avviamento a manovella sarebbe stato sostituito da un più comodo avviamento elettrico. L’auto elettrica scomparve quasi del tutto e per un bel po’ nessuno ne sentì più parlare, finché riapparve come per incanto solo mezzo secolo dopo.
Sul finire degli anni ‘60, in Occidente, lo sviluppo industriale aveva modificato sensibilmente la fisionomia delle città, la dipendenza dall’oro nero dei Paesi arabi e l’inquinamento erano divenuti preoccupanti, inoltre cresceva la consapevolezza che il petrolio non fosse una risorsa inesauribile. A qualcuno balenò in mente di tirare fuori dal cilindro l’ormai dimenticata auto elettrica. Dopotutto la strade erano adesso curate ed asfaltate, la fornitura di energia elettrica capillare, standardizzata e più economica della benzina e, nonostante lo sviluppo dei veicoli elettrici fosse rimasto insabbiato al 1910, la progettazione di nuove batterie con maggiore autonomia non doveva risultare un’impresa impossibile, considerando che nel ‘69 degli uomini si erano già fatti un bel viaggetto sulla Luna, mentre altri a Woodstock si erano fatti e basta. (liberamente ispirato al libro di Nicola Nosengo “L’estinzione dei tecnosauri” - Sironi Editore).

Come una golf cart

ELCAR - ZAGATO ZELE ELECTRIC CAR 1976 Due compagnie private raccolsero la sfida: la Elcar Corporation, che commercializzava il modello italiano Zagato Zele (batterie Marelli, freni a tamburo della Fiat 500!) con il proprio nome, destinandolo alle amministrazioni locali e, in modo più convincente, la Sebring-Vanguard di Bob Beaumont. Beaumont era proprietario di una concessionaria di Chrysler-Plymouth nello Stato di New York e nel tempo libero giocava a golf. Un giorno durante un’avvincente partita un suo avversario, indispettitosi gli crepò un “Ferro 7” sulla capoccia, nella caduta, Beaumont, inciampò nella buca 17 rovinando in un golf cart in sosta che si azionò precipitando in un bunker da dove sbalzò schiantandosi contro l’unico palo della luce piantato nel giro di 150 ettari. Alzatosi miracolosamente fu preso in pieno da una pallina vagante ad una velocità di 140 km/h. Rientrato dalla convalescenza ebbe l’illuminazione: vendere la sua concessionaria per dedicarsi alla realizzazione di piccole auto elettriche ispirate proprio alle golf cart utilizzate nei campi; smise comunque di giocare a golf.

Il poggiapiedi da lustrascarpe

Grazie ad alcuni finanziatori e al suo carisma di venditore, Beaumont riuscì ad aprire un impianto a Sebring in Florida nel 1974 dove furono prodotte circa 2.600 CitiCar in tre anni  approfittando di un periodo come quello della grande crisi petrolifera che ovviamente privilegiò i veicoli ad energia alternativa. Sebring Motors Vanguard divenne in quegli anni il sesto produttore più importante degli Stati Uniti. La creazione della CitiCar fu abbastanza casereccia: un poggia piedi da lustrascarpe a forma di cuneo con pannelli di plastica montati su di un rollbar in alluminio da 40 Km/h e un’autonomia di 60 Km per 8 ore di ricarica con prolunga, ciabatta e calzascarpe in omaggio. Con due batterie supplementari ed una velocità incrementata a 60 Km/h le vendite iniziarono ad andare meglio, il prezzo era poco meno di $ 3.000. Per un po’ di tempo le cose stavano andando bene, ma nel mese di ottobre 1975 la rinomata rivista Consumer ReportsConsumer Reports  è una rivista americana pubblicata mensilmente dal 1936. Recensisce e compara diversi prodotti di consumo sulla base di propri test di laboratorio. Ha circa 7,3 milioni di abbonati e l'inserto annuale di Aprile sulle auto è il più venduto in assoluto. fece emergere dai test effettuati sulla vetturetta dei gravi problemi di sicurezza e di funzionamento. L’articolo la descriveva come un mezzo rumoroso e temerario da guidare con accelerazione lenta, sterzo imprevedibile e pessima frenata, l’unico complimento fu per il deodorante interno. Tutto questo staccò la spina all’auto e anche a Beaumont.

Blackout totale

Quando il dipartimento dei trasporti a Lansing, nel Michigan, minacciò di vietare le CitiCar, Beaumont salì su un aereo con una mazza da baseball per dare una dimostrazione della robustezza della vettura, poi avvicinandosi ad una Ford parcheggiata nei paraggi minacciò di fare altrettanto, ma l’arrivo degli infermieri con una flebo di Valium interruppe lo spettacolo. Il divieto di vendita della CitiCar fu comunque revocato. Con la fine della prima grande crisi petrolifera però la clientela tornò a scegliere i convenzionali motori a combustione allettata anche dalle nuove automobili economiche importate dal Giappone. I finanziatori scomparvero e le vendite si prosciugarono, cosicché per la Sebring Vanguard non rimase altro che dichiarare bancarotta nel 1977. Anche il tentativo l’anno seguente da parte della Commuter Vehicles Inc., che aveva comprato gli scarabocchi i disegni della CitiCar, di produrre la sue erede, svanì con la fine della seconda grande crisi petrolifera e con l’introduzione di più rigide norme di sicurezza  riguardanti i veicoli. Nonostante questo la nuova Comuta Car/Van, raccapricciante come la sua antenata CitiCar ma con gli inediti e graziosi paraurti da vagone merci sfonda menischi (che contenevano tra l’altro le 4+4 batterie 6V che consentivano una velocità max. di 100 Km/h), vendette ancora meglio con oltre 4.000 esemplari e  un prezzo medio di $ 6.500.

COMUTA CAR 1980COMMUTA VAN

Per ottenere una valida certificazione dallo Stato, la Commuter Inc. avrebbe dovuto sborsare una cifra pari a oltre 2.000.000 di dollari più un costo aggiuntivo di $ 1.500 per ogni vettura costruita. Con l’uscita di scena nel 1982 della Commuter Inc. svanì per la seconda volta la possibilità per i veicoli elettrici di evolversi e diffondersi, tentativo poi riproposto “quasi” volontariamente dalla General Motors nel 1996 con la EV1 e, neanche a dirlo, stroncato scandalosamente dopo pochi anni a causa principalmente delle pressioni delle aziende petrolifere. Chissà se in un lontano futuro ci sarà anche posto per le auto elettriche o quantomeno una nuova coscienza sociale che vedrà l’auto non più come uno status symbol, ma come un qualsiasi elettrodomestico che serva solo a semplificarci la vita; chissà se qualcun’altro al posto mio deciderà di creare un sito umoristico sulle AutoDiMerda, perché se adesso forse si ride per non piangere, un giorno mi auguro si possa ridere e basta, OFF.


citicar-electric-gif ANNUNCI DI MERDA: $ 2.500 (€ 1.700)
”Vendo Comuta Car del 1980, 48 volt utilizzabile anche come phon e rasoio elettrico. Le batterie sembrano buone, ma un po’ troppo speziate. cofano convertibile in grill e girarrosto..” (vedi l'annuncio originale in .pdf)

sebring vanguard citicar elettrica - VIDEO DI PRESENTAZIONE