LANCIA FULVIA ZAGATO ..by L. De Dionigi

LANCIA FULVIA ZAGATO
LE VOSTRE RECENSIONI “Ovvero: come rovinare un’icona del design e dello sport italiano. Anche questa recensione è legata a un Amarcord personale.

Un carissimo compagno d’università - con cui ci ancora vediamo in qualche occasione - era di famiglia facoltosa nonché assai valido negli studi, per cui, quando si laureò a pieni voti in Ingegneria, il babbo lo premiò con una Fulvia Zagato rossa.
Nota a margine: volete sapere cosa gli regalò il babbo in precedenza, quando superò il temibile “biennio” d’Ingegneria? Tenetevi forte: una Simca 1000! Evidentemente all’epoca i VERI SIGNORI evitavano ostentazioni... e forse, molti, anche oggigiorno. Per sua fortuna l’amico poteva disporre liberamente di numerose vetture aziendali tra cui una prestigiosa Citroen DS Pallas metallizzata, riservata alla dirigenza; tuttavia, per quanto riguarda le altre, si trattava di genuine AdM (Opel Kadett, Fiat 131, Fiat 600, etc. volutamente scelte in quanto, si sa, i collaboratori trattano le vetture aziendali come ciabatte) ma, ciononostante, lui non si vergognò mai d’usarle. Poi l’amico divenne dirigente nella ditta di famiglia, si sposò è comprò un’altra Fulvia Zagato rossa, ma di tonalità più chiara, con cui andò pure in luna di miele. A lui il modello piaceva perché, secondo lui, assomigliava alla Jaguar E Type; secondo me, al contrario, la Fulvia Zagato proprio non c’azzeccava con quella splendida bara inglese su ruote... Mah! Questione di punti di vista.
Una precisazione: la prima Fulvia era una Lancia/Lancia, la seconda una Lancia/Fiat. Inutile dire che la prima diede ben pochi problemi, mentre la seconda si rivelò un bidone. L’albero a gomiti si spaccò addirittura a metà, un guasto tanto insolito che l’amico conservò i due frammenti su uno scaffale come cimelio.
Concludo dicendo che questa recensione potrà essere tranquillamente pubblicata con la mia firma perché l’amico è totalmente refrattario ai computer e quindi non c’è pericolo che la veda e s’incazzi. E qui si chiude l’Amarcord.
Onestamente non so se questa vettura meriti la qualifica di “Autodimerda”, tanto che m’aspetto qualche commento in cui mi si contesta la segnalazione e per questo evito volutamente battute più o meno strampalate, come avviene a proposito d’altri modelli. Però la mitica “Fulvietta” di serie, a mio modesto avviso, era tutt’altra cosa.
Così è, se vi pare.”

Recensione inviata da Luciano De Dionigi di Padova

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