CHRYSLER SUNBEAM ..By Luciano De Dionigi

CHRYSLER SUNBEAM
LE VOSTRE RECENSIONI “La Sunbeam fu un'autovettura prodotta dalla Chrysler UK tra il 1977 e il 1981, venduta prima con marchio Chrysler e poi (dal 1978) Talbot, forse il brand automobilistico più sfigato degli ultimi 40 anni. A metà anni Settanta, la Chrysler (altro brand in odore di sfiga) avvertiva la forte necessità di un'utilitaria dal design più moderno che sostituisse la scatola da scarpe Hillman IMP e contribuisse a risollevare la divisione europea della Casa americana dalla situazione di crisi economica in cui versava già allora (MARCHIONNE ATTENTO!!! La sfiga è contagiosa!!!).
In teoria fare qualcosa di meglio della IMP sembrava impresa facile, eppure la Chrysler UK non ci riuscì. Per ridurre i costi di produzione si decise di sfruttare la componentistica esistente, per la serie “chi più spende meno spende, chi meno spende se lo prende”.
Come base fu scelta la Hillman Avenger, nata sette anni prima e, dopo pochi giorni, trucidata nella culla dal progettista, il quale, a sua volta s’avvelenò, ma nessuno s’avvide del fattaccio. Da qui l'anomala (ma sarebbe più corretto definirla micragnosa) impostazione tecnica, con trazione posteriore e retrotreno ad assale rigido. Il motore, rispetto alla Imp, tornava anteriore longitudinale. Nessuna novità per cambio (manuale a 4 marce) e freni (con dischi davanti, tamburi dietro e servofreno).
Dal punto di vista estetico la vettura si presentava come una hatchback, ma che diavolo significasse questo termine non s’è mai saputo, in pratica sarebbe stato lo stesso definirla una “Supercazzola (con leggero scappellamento a sinistra)”. In termini meno astrusi si trattava d’una due volumi a 2 porte, dalle linee piuttosto squadrate che anticipavano l'impostazione stilistica della successiva Horizon (vettura già giustamente inserita tra le ADM, per cui adesso è chiaro da quale idea trasse ispirazione quella rumenta, giudicata addirittura auto dell’anno da una giuria successivamente denunciata per bustarelle e infine prosciolta per prescritto reato).
Per il nuovo modello, lanciato nel 1977, venne deciso il nome Sunbeam, degradato quindi da brand a modello; la ditta Sunbeam non s’avvide della degradazione perché, dopo un’onorevole carriera (se non vado errato, un suo spider apparve addirittura nel primo film di James Bond) era caduta in coma irreversibile. La vettura, equipaggiata con un 4 cilindri in linea con albero a camme in testa di 928cc, evoluzione di quello della IMP (Per la serie “occhio agli s-prrrr-echi”) da 45cv o, in alternativa, con un 4 cilindri con albero a camme laterale di 1295cc di origine Avenger, un OGM con il suo habitat nelle fogne londinesi, del quale si favoleggiava e che nessuno ha mai visto senza perdere la ragione.
Nonostante alcune critiche (Alcune? Se è una battuta non mi fa ridere), dovute principalmente alla scarsa abitabilità posteriore, alla maneggevolezza non esaltante in quanto il telaio non era modernissimo (aridaje con le battute!) e all'affidabilità (veniva assemblata nel turbolento stabilimento di Linwood, già segnalato come pericoloso per la pubblica incolumità e permanentemente presidiato da truppe in assetto di guerra), la Sunbeam finì con il riscuotere un discreto successo (firmato Totò & Peppino). Un suo punto debole era costituito dalla scarsa capacità del bagagliaio, penalizzato appunto dalla disposizione degli organi meccanici. L'accesso, invece che dal classico portellone, era consentito da un lunotto apribile; le dimensioni di quest'ultimo erano perciò tanto elevate da risultare sproporzionate in rapporto alla carrozzeria, ma nessuno ci fece caso, dato che, anche con un lunotto normale, la carrozzeria sarebbe comunque rimasta una “scorreggia fritta” (termine caro a Sgarbi).
Nel 1979 la gamma s’arricchì delle versioni 1.6 GLS e 1.6 Ti, entrambe spinte da un 4 cilindri con albero a camme laterale di 1598cc. La prima però, alimentata da 1 solo carburatore, aveva una potenza di 80cv, la seconda, grazie ai 2 carburatori Weber toccava i 100cv. La Ti era caratterizzata esternamente da un ampio spoiler, da un alettone in gomma nera alla base del portellone posteriore, dai cerchi sportivi e da un'ampia fascia adesiva nera alla base delle fiancate (se già questa descrizione suscita turpiloquio e blasfemia immaginate le "frames" per cui , prima di videarle, controllate che i bambini siano a letto) e si poneva in diretta concorrenza con le prime Golf GTI (Basta con le battutacce, per la miseria! Mica siamo a un “talk show” di Maria De Filippi!), rispetto alle quali vantava un prezzo di listino molto concorrenziale e una velocità superiore, quando le Golf procedevano in retromarcia.
Nello stesso anno venne lanciata la Sunbeam Lotus, equipaggiata dal 4 cilindri bicarburatore 16 valvole Lotus di 2174cc da 155cv (le versioni da gara superavano i 230 CV e i 400 deceduti/mese) e opportunamente adeguata, nel resto della meccanica, alle maggiori prestazioni. La Sunbeam Lotus vinse nel 1981 il Campionato Mondiale Rally grazie ad Henri Toivonen e Guy Frequelin, unici partecipanti in quanto tutti gli altri piloti si misero in malattia per protesta suscitando le ire dell’allora giovane Renato Brunetta. Con questo risultato la Sunbeam si congedò dal mercato alla fine del 1981, rimpiazzata dalla Talbot Samba (ammettiamolo, un po’ migliore, anche se non troppo), dopo circa 200 mila esemplari prodotti, ma la cifra fu ampiamente taroccata dai servizi segreti britannici, che così sperarono di tutelare il buon nome della moribonda industria automobilistica d’oltre Manica. Con lei se ne andò anche lo stabilimento di Linwood che venne chiuso e quel giorno si celebrò un “Te Deum” di ringraziamento in tutte le chiese (anglicane e non) del Regno Unito.”

Recensione inviata da Luciano De Dionigi di Padova

 VOTA LA CHRYSLER - TALBOT SUNBEAM

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